Malattia di Alzheimer, malattie degenerative, traumi cranici gravi… Cos’è il decadimento cognitivo?

La perdita del patrimonio intellettivo

Con il termine decadimento cognitivo si intende la perdita del patrimonio intellettivo acquisito negli anni, in modo così rilevante da interferire con le attività della normale vita quotidiana.
 
Il patrimonio intellettivo è composto da varie funzioni cognitive tra loro integrate, come la memoria, il linguaggio, l’attenzione, il pensiero astratto, le abilità visuo-spaziali, etc.
 

Quando la compromissione è circoscritta ad una sola funzione cognitiva, per esempio la memoria anterogada, cioè la capacità di formare ricordi nuovi, si parla di deficit cognitivo settoriale o mild cognitive impairment (MCI).
 

Si configura invece la demenza quando si ha la compromissione di più funzioni cognitive.
 

Esistono numerose malattie dell’encefalo capaci di condurre a questa condizione, le più comuni sono:

  • Malattia di Alzheimer, di natura degenerativa (con accumulo di proteine abnormi nelle cellule cerebrali, i neuroni, perdita della loro loro normale funzione e poi riduzione del loro numero);
  • Altre malattie degenerative principalmente circoscritte ai lobi frontali e temporali del cervello;
  • Malattie dei vasi cerebrali con conseguenti infarti o emorragie cerebrali;
  • Traumi cranici gravi, con lesioni focali o con danno diffuso dei neuroni.

 

Come si manifesta il decadimento cognitivo

Nella forma più comune, quella degenerative, inizialmente si ha, solitamente, la compromissione di una sola funzione cognitive. Spesso questa è la memoria per i fatti recenti: in questo caso il paziente non riesce più a ricordare quello che è appena accaduto e diventa ripetitivo, all’inizio in modo discontinuo, poi con regolarità. Qualche volta invece è il linguaggio ad essere compromesso: il paziente non trova più le parle giuste per esprimersi (per es. nomi di oggetti o di persone), oppure sono alterate le abilità visuo-spaziali: può accadere allora che il paziente si perda in percorsi nuovi o anche abituali. Nella fase successiva i disturbi di più funzioni cognitive si associano: viene coinvolta la memoria degli eventi remoti, con l’impossibilità a collocare nel tempo gli eventi autobiografici più significativi (nozze, nascita dei figli…), la costituzione delle frasi viene semplificata e si ricorre alle stesse parole comuni per esprimere concetti diversi, i pensieri diventano sempre più semplici e rivolti ad argomenti concreti.
 
Talvolta possono comparire disturbi del comportamento, fenomeni allucinatori o deliranti, con temi di latrocinio o di persecuzione (mi rubano i soldi, mi mettono il veleno nel cibo…). Le attività quotidiane vengono ridotte, si trascura la partecipazione agli eventi della società e della famiglia. Nel contempo si riduce la cura della propria persona. La consapevolezza dei propri disturbi non fossero rilevanti; questo li espone al rischio di clamorosi errori di giudizio, per esempio sentirsi ancora capaci di guidare l’automobile o fare acquisti immotivati.
 

Come si diagnostica il decadimento cognitivo

Si è in grado di definire la presenza di una demenza, la sua natura e gravità sulla base di:

  • una precisa storia clinica;
  • una serie di test neuropsicologici (per rilevare e misurare le funzioni cognitive);
  • esami strumentali neuroradiologici (TAC o Risonanza Magnetica dell’encefalo);
  • esami ematochimici, che esplorano il metabolismo dei principali organi;

 
Quando è necessario un approfondimento diagnostico si possono effettuare esami di secondo livello, come lo studio del metabolismo encefalico con la SPECT (tomografia a emissione di singolo fotone) o PET (tomografia a emissione di positroni), l’elettroencefalogramma o l’esame del liquor cerebro-spinale.
 

Invecchiamento e decadimento cognitivo: uno sguardo ai numeri

Le demenze costituiscono una delle patologie più importanti e significative dell’età avanzata. In Italia il numero degli anziani è – come noto – in costante crescita e diversi indicatori statistici forniscono evidenze in questa direzione. A partire da questi dati, si può comprenderecome le demenze siano un fenomeno con il quale le famiglie ed i servizi si troveranno gradualmente sempre più coinvolti.
 

Si stima che circa 10 persone tra i 65 e gli 80 anni ogni 100 e circa 20 persone ultra 80enni ogni 100 che risiedono al domicilio manifestano un grado variabile di deterioramento delle funzioni cognitive. Più nello specifico, presentano una qualche forma di demenza:

  • 1,5 persone ogni 100 tra i 65 ed i 69 anni
  • 3 persone ogni 100 tra i 70 e i 74 anni
  • 6 persone ogni 100 tra i 75 e i 79 anni
  • 12 persone ogni 100 tra gli 80 e gli 84 anni
  • 24 persone ogni 100 tra gli 85 e gli 89 anni
  • tra le 35 e le 45 persone ogni 100 oltre i 90 anni

 

Rispetto alla diffusione delle diverse forme di demenza, in linea generale circa 50-60 casi di demenza ogni 100 sono dovuti alla malattia di Alzheimer; circa 10 casi su 100 sono dovuti alla presenza di ischemie cerebrali (demenza vascolare); circa 15-20 casi su 100 sono legati alla contemporanea presenza di malattia di Alzheimer e lesioni vascolari (demenze miste). Altre forme di demenza, meno diffuse, sono la demenza fronto-temporale, la demenza dei corpi di Lewy e forme associate ad altre malattie degenerative, come la malattia di Parkinson, o dovuti ad un aumento del contenuto liquorale encefalico, come l’idrocefalo normoteso. L’impatto di queste malattie in termini socio-sanitari è quindi notevole, sia perché un numero sempre maggiore di famiglie sarà in un futuro più coinvolto in questo problema, sia perché questi malati richiedono una qualificata rete integrata di servizi socio-assistenziali.

 
Presso la Clinica San Martino di Malgrate è presente il Centro dei Disturbi della Memoria con il Dr. Giuliano Sozzi, neurologo, e la Dott.ssa Danila Beltrame, psicologa entrambi specializzati nella cura dei disturbi da decadimento cognitivo.
 

Bibliografia:
 
Oltre lo sguardo la mente velata. Guida sul Decadimento Cognitivo per familiari e operatori in provincia di Lecco.

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